Thursday 7 January 2010

About Sylvia and Ted...

Mi sto facendo un’overdose di Sylvia Plath. Le poesie, il romanzo, ora i diari, le varie biografie, quelle su di lei e quelle su Ted Hughes. Più leggo e, oltre ad adorarla, più rimango della mia antica opinione riguardo la relazione tra Sylvia e Ted. Non capisco come il movimento femminista possa aver addossato a Ted Hughes la colpa del malessere di Sylvia e, addirittura, del suo suicidio. È un’analisi che manca della benché minima profondità e solo fa emergere un’idea di Sylvia come una mentecatta, una povera cretina, una debole che perde il senno e molla tutto solo per il dolore provocatole da un uomo.
Chiunque possieda anche solo una millesima parte del genio creativo di Sylvia, sa che il dolore giace dentro noi, è generato dalla consapevolezza della futilità dell’esistenza del genere umano e gli eventi esterni giocano infinitesimali ruoli nel determinare i nostri stati d’animo. È l’essere coscienti che genera amarezze. Vi è chi lo sopporta, chi convive con il peso della conoscenza ed è capace di buttare uno strato di leggerezza sulla propria triste condizione e vi è chi, invece, si sente sopraffatto e cede sotto il peso della mediocrità del vivere.
Considerare Ted Hughes come la forza che ha fatto scaturire il male interiore di Sylvia, significa negare le sue immense ed incredibili qualità di poetessa, le doti di una scrittrice che soffriva per la propria condizione interiore; un essere geniale ed in quanto tale consapevole del compromesso che un’anima saggia è costretta a fare per trovare il proprio posto in un mondo bieco, insensibile e sterile.
Inoltre, la critica femminista tralascia una parte fondamentale della vita di Sylvia, cioè l’estate del 1954 quando dopo essere assalita da una profonda depressione, tentò ripetutamente il suicidio. Quasi lo conseguì con dei sonniferi e sopravvisse solo perché le pillole la fecero vomitare. Fu poi ricoverata al Maclean Hospital e subì una terapia di elettroshock. Sylvia era appena 22enne e Ted non sarebbe apparso nella sua vita fino all’anno succesivo. Questo prova che il suo malessere fosse già presente in lei, un tratto innato alla sua genialità e, certo, l’esperienza con Ted può averlo incrementato, ma sarebbe sucesso comunque, con qualsiasi altro uomo o senza nessuno.
Le anime sagge non hanno scampo.

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